Il glifo che lo rappresenta richiama alla mente delle onde, non solo quelle di un elemento liquido ma anche le onde cerebrali, come nel tracciato di un encefalogramma. A volte il suo simbolo viene arricchito dal disegno di una figura alata che inclinando un vaso o un'urna ne versa il contenuto. Si tratta dell'Acqua della Vita, l'amrita, il nettare degli dèi, la bevanda dell'immortalità di cui si parla in numerose culture. I Sumeri associavano al Segno la dea Gula, di cui si sa che era nota per le sue doti di guaritrice; presso i Greci lo stesso ruolo era svolto dalla dea Ebe, poi sostituita da un certo Ganimede; mentre nel pantheon indiano il coppiere degli dèi era il medico Dhanvantari, che emerse dall'Oceano della Creazione recando l'amrita con sé.

Ma il mito che comunemente si associa all'Acquario è quello di Prometeo, il titano che rubò il fuoco agli dèi per farne dono alla razza umana. Tale vicenda è la rielaborazione greca di una narrazione preesistente che trova le sue radici nei testi sumeri, di cui si parla nel Libro di Enoch e alla quale si accenna nella Bibbia: è il mito dei cosiddetti “Angeli Caduti”. Ma caduti dove? La Chiesa ritenne certo a posteriori che dovessero essere per forza precipitati, “finendo in basso”, non potendo essere altrimenti per chi contravviene alle leggi del Signore. Nella versione precristiana, si dice semplicemente che scesero sulla terra e non vengono definiti angeli ma Guardiani (Nefilim).

Erano in duecento, e la loro discesa era un'iniziativa indipendente, per la quale avevano omesso di chiedere l'autorizzazione al Signore degli Dèi. Entrati in contatto con la razza umana, ad essa trasmisero quei segreti che avrebbero dovuto essere riservati agli dèi stessi, una conoscenza che comprendeva nozioni di astronomia, la scrittura, le arti culinarie, l'utilizzo dei metalli per ricavarne armi per i maschi e monili per le femmine, nonché le arti degli incantamenti e le tecniche per provocare gli aborti. Si unirono alle donne, generando una nuova specie di giganti, con questo passando il segno dinanzi agli occhi di un indignato Signore, che mobilitò contro di loro le proprie schiere celesti. Vennero messi agli arresti, processati e condannati a rimanere appesi a testa in giù nel Quinto Cielo a tempo indeterminato. Nella rielaborazione greca, è stato aggiunto un lieto fine: Prometeo viene liberato dalle sue sofferenze e perdonato dal Padre degli Dèi. Nella versione più antica, non c'è alcun cenno sul perdono del Signore. In entrambi i casi, il messaggio che traspare quello di una violazione alle regole e un conseguente prezzo da pagare, speso nel dolore e nella solitudine.

In compenso, nella versione indiana, il dio Matarisvan portò il fuoco sulla terra senza sottrarlo a nessuno e fu quindi in maniera del tutto lecita che lo consegnò ai mortali, affinché imparassero ad usarlo per celebrare i sacrifici e per entrare in comunione con la scintilla divina. E' il dono della coscienza di sé, la consapevolezza di esistere in quanto esseri unici e al tempo stesso appartenenti al grande Tutto. Ed è la capacità di scegliere in piena libertà di Spirito ciò che anima il Segno dell'Acquario.

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Comentario por Alessandro Taticek el enero 27, 2012 a las 9:17pm

De nada, gracias a vosotros por el intercambio.

Comentario por Favian Levin el enero 27, 2012 a las 1:33am

Interesante gracias .

Comentario por Mario Balagué Cardús el enero 26, 2012 a las 9:58pm

Maravillosa explicación, Alessandro.

Gràcias por ella. Y por el amrita del  conocimiento.

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